Libri di Vini

Vino e dintorni

Ogni vino racconta una storia e porta in sé le radici profonde del territorio in cui prende vita.

Tradizioni, arte delle viticoltura e sapori locali si mescolano nei calici di un buon vino che diventa testimone della città da cui proviene.

I vini del territorio della provincia Barletta-Andria-Trani sono noti per la loro originalità e qualità.

La vicinanza al mare con l’azione della brezza salina contribuisce a dare ai vini la caratteristica mineralità che tanto li contraddistingue. Il tocco finale è dato dalle sapienti mani degli agricoltori che hanno cercato le posizioni migliori per ottenere uve dall’alto standard qualitativo.

Di seguito, una selezione dei vini più rappresentativi e rinomati del territorio:

Aglianico
AGLIANICO

Il vitigno Aglianico ha probabili origini Greche risalenti ai primi coloni che fondarono Cuma. La denominazione attuale sarebbe nata in seguito alla dominazione degli Aragonesi nel sud Italia: Aglianico deriverebbe infatti dalla pronuncia spagnola di Hellenico. E’ uno dei vitigni locali a bacca nera della regione Campania, Basilicata, Puglia, registrato ufficialmente dal 1970.

L’Aglianico è un grande vino rosso, di estrema eleganza a tal punto da essere soprannominato “Barolo del Sud”. E’ un vino adatto a sfidare gli anni con un invecchiamento glorioso: per cominciare a esprimere le sue qualità deve invecchiare dai 3 ai 5 anni a seconda della tipologia. Le uve del vitigno aglianico hanno la caratteristica di essere resistenti, e, se coltivate seguendo le necessità della pianta, producono uve dalla resa importante ottenendo un vino destinato a durare e rinomato grazie alla mirabile freschezza e a gusto e sapore pieno che richiamano i frutti rossi.

Tuttavia, il vitigno viene considerato “tardivo”: la raccolta avviene a ottobre inoltrato, circa 50 giorni dopo della maggior parte dei vitigni, che, generalmente, avviene tra fine agosto e inizio settembre. È un vitigno che soffre il caldo, ha bisogno di vento, delle cime delle colline e di inverni miti; inoltre, non è facile produrre questo vino, soprattutto per la spigolosità dei suoi tannini.

Le foglie del vitigno si presentano di piccole dimensioni, di forma triangolare marcata e di colore verde scuro. l grappolo è invece cilindrico tendente al triangolare, pieno ma non di dimensioni esagerate. L’acino aglianico è di piccole dimensioni e tra il tondo e il leggermente ovale, succoso e di colore blu intenso leggermente imbiancato. Il vino che si ottiene dal vitigno Aglianico è di colore Rosso rubino quando invecchiato.

Da giovane è purpureo, con gli anni tende al rubino e poi al granato con riflessi aranciati. Un Aglianico bevuto giovane è un crimine. Al palato è fruttato, rosso rubino, fresco, tannico, di corpo. Il frutto è caldo e avvolgente con ciliegie e toni anche più maturi di prugne in confettura.

Un vino orgogliosamente carnivoro, perfetto per grigliate di carne, lasagne al forno, risotto al tartufo, carne alla griglia ecc. Allo stesso modo, un valido abbinamento dell’Aglianico è con i formaggi saporiti e stagionati.

E’ consigliabile l’apertura della bottiglia di Aglianico da almeno un’ora prima della degustazione e servirlo con una temperatura di 18-20°C

Aglianico
AGLIANICO

Il vitigno Aglianico ha probabili origini Greche risalenti ai primi coloni che fondarono Cuma. La denominazione attuale sarebbe nata in seguito alla dominazione degli Aragonesi nel sud Italia: Aglianico deriverebbe infatti dalla pronuncia spagnola di Hellenico. E’ uno dei vitigni locali a bacca nera della regione Campania, Basilicata, Puglia, registrato ufficialmente dal 1970.

L’Aglianico è un grande vino rosso, di estrema eleganza a tal punto da essere soprannominato “Barolo del Sud”. E’ un vino adatto a sfidare gli anni con un invecchiamento glorioso: per cominciare a esprimere le sue qualità deve invecchiare dai 3 ai 5 anni a seconda della tipologia. Le uve del vitigno aglianico hanno la caratteristica di essere resistenti, e, se coltivate seguendo le necessità della pianta, producono uve dalla resa importante ottenendo un vino destinato a durare e rinomato grazie alla mirabile freschezza e a gusto e sapore pieno che richiamano i frutti rossi.

Tuttavia, il vitigno viene considerato “tardivo”: la raccolta avviene a ottobre inoltrato, circa 50 giorni dopo della maggior parte dei vitigni, che, generalmente, avviene tra fine agosto e inizio settembre. È un vitigno che soffre il caldo, ha bisogno di vento, delle cime delle colline e di inverni miti; inoltre, non è facile produrre questo vino, soprattutto per la spigolosità dei suoi tannini.

Le foglie del vitigno si presentano di piccole dimensioni, di forma triangolare marcata e di colore verde scuro. l grappolo è invece cilindrico tendente al triangolare, pieno ma non di dimensioni esagerate. L’acino aglianico è di piccole dimensioni e tra il tondo e il leggermente ovale, succoso e di colore blu intenso leggermente imbiancato. Il vino che si ottiene dal vitigno Aglianico è di colore Rosso rubino quando invecchiato.

Da giovane è purpureo, con gli anni tende al rubino e poi al granato con riflessi aranciati. Un Aglianico bevuto giovane è un crimine. Al palato è fruttato, rosso rubino, fresco, tannico, di corpo. Il frutto è caldo e avvolgente con ciliegie e toni anche più maturi di prugne in confettura.

Un vino orgogliosamente carnivoro, perfetto per grigliate di carne, lasagne al forno, risotto al tartufo, carne alla griglia ecc. Allo stesso modo, un valido abbinamento dell’Aglianico è con i formaggi saporiti e stagionati.

E’ consigliabile l’apertura della bottiglia di Aglianico da almeno un’ora prima della degustazione e servirlo con una temperatura di 18-20°C

Malvasia-Nera
MALVASIA NERA

Il vitigno Malvasia Nera di Brindisi, come le altre Malvasie a bacca nera, appartiene a quella famiglia di vitigni Il cui nome "Malvasia" deriva da una variazione contratta di Monembasia, roccaforte bizantina sulle rocce di un promontorio posto a sud del Peloponneso, dove si producevano vini dolci che furono poi esportati in tutta Europa dai Veneziani con il nome di Monemvasia.

Il vino fatto con questa varietà era divenuto estremamente popolare, tanto che proprio Venezia iniziò a pullulare di osterie, chiamate Malvase, consacrate al suo consumo. Inoltre, vanta anche delle nobili citazioni letterarie come quella di Shakespeare nel Riccardo III. Il vitigno Malvasia Nera di Brindisi, come si evince dal nome, si trova soprattutto nelle province di Lecce, Taranto e Brindisi. E’uno dei vitigni aromatici, locali a bacca nera della regione Puglia, registrato ufficialmente dal 1970.

E’un vitigno che matura tra fine settembre e la prima decade di ottobre, con buona resistenza al freddo ma scarsa per le malattie.

Ha una foglia grande, pentagonale, pentalobata. Possiede grappoli medi, conici e compatti con al massimo un’ala. Ha acini piccoli, di forma sferoidale, con buccia pruinosa, sottile e di colore blu-nera. Il vino che si ottiene dal vitigno malvasia nera è di colore rosso rubino con riflessi violacei e tonalità di ciliegio e frutti di bosco.

Al palato svela una buona struttura e avvolge il palato con un tannino armonico e vellutato. Il finale è fresco e persistente. Possiede un bouquet caldo, aromatico e fruttato dove sono riconoscibili le note delle ciliegie, delle fragole e qualche accenno di violetta profumata.

Il Malvasia Nera è un vino un rosso fermo molto versatile, che si presta a una grande varietà di abbinamenti. Per assaporarlo al meglio è consigliabile servire il Malvasia nera in un bicchiere Gran Cru, a una temperatura compresa tra i 16 e i 18°.

L’abbinamento per eccellenza è con primi piatti dal sapore delicato, ad esempio insieme a risotti e zuppe. Risulta ideale per abbinamenti con portate a base di verdure, ma anche carni bianche e arrosti. Molto gradevole anche l’abbinamento con formaggi stagionati e preparazioni contenenti latticini, ad esempio pasta fresca ripiena di ricotta.

Malvasia-Nera
MALVASIA NERA

Il vitigno Malvasia Nera di Brindisi, come le altre Malvasie a bacca nera, appartiene a quella famiglia di vitigni Il cui nome "Malvasia" deriva da una variazione contratta di Monembasia, roccaforte bizantina sulle rocce di un promontorio posto a sud del Peloponneso, dove si producevano vini dolci che furono poi esportati in tutta Europa dai Veneziani con il nome di Monemvasia.

Il vino fatto con questa varietà era divenuto estremamente popolare, tanto che proprio Venezia iniziò a pullulare di osterie, chiamate Malvase, consacrate al suo consumo. Inoltre, vanta anche delle nobili citazioni letterarie come quella di Shakespeare nel Riccardo III. Il vitigno Malvasia Nera di Brindisi, come si evince dal nome, si trova soprattutto nelle province di Lecce, Taranto e Brindisi. E’uno dei vitigni aromatici, locali a bacca nera della regione Puglia, registrato ufficialmente dal 1970.

E’un vitigno che matura tra fine settembre e la prima decade di ottobre, con buona resistenza al freddo ma scarsa per le malattie.

Ha una foglia grande, pentagonale, pentalobata. Possiede grappoli medi, conici e compatti con al massimo un’ala. Ha acini piccoli, di forma sferoidale, con buccia pruinosa, sottile e di colore blu-nera. Il vino che si ottiene dal vitigno malvasia nera è di colore rosso rubino con riflessi violacei e tonalità di ciliegio e frutti di bosco.

Al palato svela una buona struttura e avvolge il palato con un tannino armonico e vellutato. Il finale è fresco e persistente. Possiede un bouquet caldo, aromatico e fruttato dove sono riconoscibili le note delle ciliegie, delle fragole e qualche accenno di violetta profumata.

Il Malvasia Nera è un vino un rosso fermo molto versatile, che si presta a una grande varietà di abbinamenti. Per assaporarlo al meglio è consigliabile servire il Malvasia nera in un bicchiere Gran Cru, a una temperatura compresa tra i 16 e i 18°.

L’abbinamento per eccellenza è con primi piatti dal sapore delicato, ad esempio insieme a risotti e zuppe. Risulta ideale per abbinamenti con portate a base di verdure, ma anche carni bianche e arrosti. Molto gradevole anche l’abbinamento con formaggi stagionati e preparazioni contenenti latticini, ad esempio pasta fresca ripiena di ricotta.

Negroamaro
NEGROAMARO

Il vitigno Negro Amaro , molto conosciuto anche come Negroamaro, è un vitigno a bacca nera originario della Puglia, dove la zona di maggiore coltivazione è il Salento, pur essendo presente anche nel resto della regione. La sua origine è molto antica e risale probabilmente alla colonizzazione greca che ebbe luogo a partire dal XVIII secolo a.C. Deve il suo nome alle sue caratteristiche principali, il colore quasi nero dei suoi vini e il loro retrogusto amarognolo.

Per superficie coltivata e qualità il Negro Amaro è il vitigno più importante, assieme al Primitivo, di tutta la Puglia. Con l’Aglianico e il Nero d’Avola (Calabrese) rappresenta una delle uve migliori di tutto il Meridione.

Il vitigno Negro Amaro è uno dei vitigni locali a bacca nera della regione Puglia, registrato ufficialmente dal 1970. Oggi è tra i vitigni autoctoni, che resiste alla diffusione dei vitigni internazionali, trovando un ben evidente spazio di mercato che parla di lui non solo nella versione tipica rossa ma anche come rosato e spumante. Inoltre, in enologia ha raggiunto ottimi standard di qualità, che lo vede una tipologia degna anche di particolari riconoscimenti.

Il Negro Amaro ha produttività molto elevata, che deve essere limitata con potature drastiche e sistemi d’allevamento poco espansi e la sua vendemmia viene effettuata tra settembre ed ottobre.

Il vitigno ha la foglia grande, pentagonale, pentalobata, trilobata. Ha grappoli compatti, medi e conici con al massimo un’ala. Ha acini di dimensione media, grandi, di forma obovoidale, con buccia pruinosa, consistente, spessa e di colore blu-nera.

Il vino che si ottiene ha un intenso colore rosso rubino-granato scuro, con riflessi quasi neri. Il profumo è intenso e fruttato e il gusto è leggermente amarognolo ma asciutto e pieno. Al palato è vinoso, fruttato, speziato, tannico.

Il Negroamaro è un ottimo vino da abbinare a tutto pasto e si abbina in maniera eccellente a tutti i piatti che sono tipici della tradizione gastronomica salentina.

Esempi di abbinamenti sono quelli con le polpette al sugo, con la carne alla brace, soprattutto con l’agnello, con i pezzi di cavallo al sugo, con la pasta fatta in casa come per esempio con le sagne ‘ncannulate, con la zuppa di ceci o con gli gnomerelli che sono degli involtini tradizionali fatti con le frattaglie.

Si consiglia di servirlo in calici appositi da vino rosso a una temperatura di 15 o 16°C circa.

Negroamaro
NEGROAMARO

Il vitigno Negro Amaro , molto conosciuto anche come Negroamaro, è un vitigno a bacca nera originario della Puglia, dove la zona di maggiore coltivazione è il Salento, pur essendo presente anche nel resto della regione. La sua origine è molto antica e risale probabilmente alla colonizzazione greca che ebbe luogo a partire dal XVIII secolo a.C. Deve il suo nome alle sue caratteristiche principali, il colore quasi nero dei suoi vini e il loro retrogusto amarognolo.

Per superficie coltivata e qualità il Negro Amaro è il vitigno più importante, assieme al Primitivo, di tutta la Puglia. Con l’Aglianico e il Nero d’Avola (Calabrese) rappresenta una delle uve migliori di tutto il Meridione.

Il vitigno Negro Amaro è uno dei vitigni locali a bacca nera della regione Puglia, registrato ufficialmente dal 1970. Oggi è tra i vitigni autoctoni, che resiste alla diffusione dei vitigni internazionali, trovando un ben evidente spazio di mercato che parla di lui non solo nella versione tipica rossa ma anche come rosato e spumante. Inoltre, in enologia ha raggiunto ottimi standard di qualità, che lo vede una tipologia degna anche di particolari riconoscimenti.

Il Negro Amaro ha produttività molto elevata, che deve essere limitata con potature drastiche e sistemi d’allevamento poco espansi e la sua vendemmia viene effettuata tra settembre ed ottobre.

Il vitigno ha la foglia grande, pentagonale, pentalobata, trilobata. Ha grappoli compatti, medi e conici con al massimo un’ala. Ha acini di dimensione media, grandi, di forma obovoidale, con buccia pruinosa, consistente, spessa e di colore blu-nera.

Il vino che si ottiene ha un intenso colore rosso rubino-granato scuro, con riflessi quasi neri. Il profumo è intenso e fruttato e il gusto è leggermente amarognolo ma asciutto e pieno. Al palato è vinoso, fruttato, speziato, tannico.

Il Negroamaro è un ottimo vino da abbinare a tutto pasto e si abbina in maniera eccellente a tutti i piatti che sono tipici della tradizione gastronomica salentina.

Esempi di abbinamenti sono quelli con le polpette al sugo, con la carne alla brace, soprattutto con l’agnello, con i pezzi di cavallo al sugo, con la pasta fatta in casa come per esempio con le sagne ‘ncannulate, con la zuppa di ceci o con gli gnomerelli che sono degli involtini tradizionali fatti con le frattaglie.

Si consiglia di servirlo in calici appositi da vino rosso a una temperatura di 15 o 16°C circa.

Bianco-d'Alessano
BIANCO D’ALESSANO

La sua origine è piuttosto incerta, anche se sembra provenire dalla Valle d’Itria, nel triangolo compreso tra Bari, Brindisi e Taranto. All’epoca della sua caratterizzazione, alla fine dell’800, si sa per certo che il vitigno non riusciva a fornire grandi risultati in termini di resa, tanto da essere sempre coltivato e vinificato assieme ad un’altra uva locale, la Verdeca, molto utilizzata per la produzione dei vini base per i Vermouth.

Il vitigno Bianco d’Alessano è uno dei vitigni autoctoni a bacca bianca della regione Puglia, registrato ufficialmente dal 1970. Di media vigoria, è un vitigno poco esigente e che si adatta a produrre nelle aree più aride. Non aromatico e dal gusto neutro presenta una maturazione medio-tardiva ma con relativa fioritura precoce. Non ha particolari esigenze colturali e si fa apprezzare per la sua adattabilità ed è abbastanza resistente.

Raramente è vinificato in purezza e da prodotti freschi e gradevoli anche se non particolarmente longevi.

Presenta una foglia media, grande, di forma orbicolare. Ha grappoli compatti, medi, cilindrici e conici. Ha acini di dimensione media, con forma sferoidale, con buccia pruinosa, spessa e di colore verde-gialla.

Il vino che si ottiene dal vitigno Bianco d’Alessano è di colore giallo paglierino riflessi verdolini. Presenta un bouquet intenso, delicato, di ottima consistenza. Al palato è secco, equilibrato, con sentori di frutta ben espressa.

Da servire a 8-10°C su risotti e paste con frutti di mare e molluschi, delicatamente speziati. Accompagna anche antipasti magri, minestre delicate e piatti a base di pesce e carni bianche.

Ottimo anche con piatti di pesce della cucina orientale.

Bianco-d'Alessano
BIANCO D'ALESSANO

La sua origine è piuttosto incerta, anche se sembra provenire dalla Valle d’Itria, nel triangolo compreso tra Bari, Brindisi e Taranto. All’epoca della sua caratterizzazione, alla fine dell’800, si sa per certo che il vitigno non riusciva a fornire grandi risultati in termini di resa, tanto da essere sempre coltivato e vinificato assieme ad un’altra uva locale, la Verdeca, molto utilizzata per la produzione dei vini base per i Vermouth.

Il vitigno Bianco d’Alessano è uno dei vitigni autoctoni a bacca bianca della regione Puglia, registrato ufficialmente dal 1970. Di media vigoria, è un vitigno poco esigente e che si adatta a produrre nelle aree più aride. Non aromatico e dal gusto neutro presenta una maturazione medio-tardiva ma con relativa fioritura precoce. Non ha particolari esigenze colturali e si fa apprezzare per la sua adattabilità ed è abbastanza resistente.

Raramente è vinificato in purezza e da prodotti freschi e gradevoli anche se non particolarmente longevi.

Presenta una foglia media, grande, di forma orbicolare. Ha grappoli compatti, medi, cilindrici e conici. Ha acini di dimensione media, con forma sferoidale, con buccia pruinosa, spessa e di colore verde-gialla.

Il vino che si ottiene dal vitigno Bianco d’Alessano è di colore giallo paglierino riflessi verdolini. Presenta un bouquet intenso, delicato, di ottima consistenza. Al palato è secco, equilibrato, con sentori di frutta ben espressa.

Da servire a 8-10°C su risotti e paste con frutti di mare e molluschi, delicatamente speziati. Accompagna anche antipasti magri, minestre delicate e piatti a base di pesce e carni bianche.

Ottimo anche con piatti di pesce della cucina orientale.

MalvasiaBianca
MALVASIA BIANCA

Il vitigno Malvasia Bianca, a bacca bianca, viene coltivato nelle regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Nel corso del XIII secolo venne portato in Italia dai Veneziani a seguito della loro conquista della citta di Monembasia, nel Peloponneso.

Il vitigno Malvasia bianca è uno dei vitigni locali a bacca bianca della regione Toscana, registrato ufficialmente dal 1990.

La Malvasia Bianca è un vitigno aromatico appartenente ad una numerosa famiglia dei vitigni Malvasia geograficamente distribuiti un po' in tutta Italia. Sebbene di origini diverse, tutti questi vitigni condividono alcune caratteristiche di base: una fragranza piccante di muschio e di albicocca con residui zuccherini piuttosto alti. Queste caratteristiche rendono i vitigni del gruppo delle Malvasie particolarmente adatti alla produzione di spumanti e di passiti.

E’ un vitigno generalmente poco suscettibile ad avversità e malattie con una maturazione media; viene sottoposto a lungo invecchiamento e prodotto in due versioni, secca e dolce.

Possiede una foglia grande, pentagonale, pentalobata, tribolata. Ha grappoli medi, cilindrici e conici con al massimo un’ala. Possiede acini piccoli di forma sferoidale, con buccia di media consistenza e di colore verde-gialla.

Alla vista il vino si presenta di colore paglierino, con riflessi dorati che talvolta con l’invecchiamento sono tendenti all’ambrato. Solitamente il profumo di questo vino è intenso e persistente ed il suo sapore risulta pieno ed avvolgente.

Il Malvasia bianco secco si accompagna molto bene durante i pasti con dei piatti leggeri, con alcuni salumi delicati tipi prosciutto crudo di tipo dolce, mortadella e pancetta; come aperitivo si accompagna bene con del formaggio poco stagionato.

Il vino malvasia dolce invece si abbina bene con dolci e dessert al cucchiaio, con la frutta oppure con un piatto fresco come prosciutto e melone, mentre fuori pasto è ottimo abbinato con formaggio e pere, con il miele e con la pasta fritta.

Si suggerisce una temperatura di degustazione sugli 8°C mentre per le versioni spumantizzate potrà mantenersi attorno ai 6°C.

MalvasiaBianca
MALVASIA BIANCA

Il vitigno Malvasia Bianca, a bacca bianca, viene coltivato nelle regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Nel corso del XIII secolo venne portato in Italia dai Veneziani a seguito della loro conquista della citta di Monembasia, nel Peloponneso.

Il vitigno Malvasia bianca è uno dei vitigni locali a bacca bianca della regione Toscana, registrato ufficialmente dal 1990.

La Malvasia Bianca è un vitigno aromatico appartenente ad una numerosa famiglia dei vitigni Malvasia geograficamente distribuiti un po' in tutta Italia. Sebbene di origini diverse, tutti questi vitigni condividono alcune caratteristiche di base: una fragranza piccante di muschio e di albicocca con residui zuccherini piuttosto alti. Queste caratteristiche rendono i vitigni del gruppo delle Malvasie particolarmente adatti alla produzione di spumanti e di passiti.

E’ un vitigno generalmente poco suscettibile ad avversità e malattie con una maturazione media; viene sottoposto a lungo invecchiamento e prodotto in due versioni, secca e dolce.

Possiede una foglia grande, pentagonale, pentalobata, tribolata. Ha grappoli medi, cilindrici e conici con al massimo un’ala. Possiede acini piccoli di forma sferoidale, con buccia di media consistenza e di colore verde-gialla.

Alla vista il vino si presenta di colore paglierino, con riflessi dorati che talvolta con l’invecchiamento sono tendenti all’ambrato. Solitamente il profumo di questo vino è intenso e persistente ed il suo sapore risulta pieno ed avvolgente.

Il Malvasia bianco secco si accompagna molto bene durante i pasti con dei piatti leggeri, con alcuni salumi delicati tipi prosciutto crudo di tipo dolce, mortadella e pancetta; come aperitivo si accompagna bene con del formaggio poco stagionato.

Il vino malvasia dolce invece si abbina bene con dolci e dessert al cucchiaio, con la frutta oppure con un piatto fresco come prosciutto e melone, mentre fuori pasto è ottimo abbinato con formaggio e pere, con il miele e con la pasta fritta.

Si suggerisce una temperatura di degustazione sugli 8°C mentre per le versioni spumantizzate potrà mantenersi attorno ai 6°C.

Francavidda
FRANCAVIDDA

Viene coltivato principalmente nella zona di Francavilla Fontana, da cui probabilmente deriva anche il nome, e ad Ostuni, in provincia di Brindisi. Si conosce poco sulla sua origine tranne che la sua presenza nel territorio Brindisano viene registrata sin da epoche remote.

Il vitigno Francavidda è uno dei Vitigni autoctoni a Bacca bianca della regione Puglia, registrato ufficialmente dal 1970. Il Francavidda predilige terreni argillosi-calcarei con buona esposizione solare, ha buona vigoria e un abbondante e regolare produttività. E' un vitigno minore in termini di superficie coltivata a causa della sua sensibilità verso malattie ed altre avversità.

In genere il vitigno viene vinificato in uvaggio con altre varietà della zona di Ostuni.

Presenta una foglia grande, orbicolare, tribolata. Ha grappoli medi, compatti con al massimo due ali. Presenta acini di dimensione media con forma sferoidale, con buccia pruinosa, di medio spessore e colore verde-gialla.

Il vino che si ottiene dal vitigno Francavidda è di colore giallo paglierino con riflessi verdolini. Al naso presenta note floreali ed erbacee, è di media complessità e fine.

Al palato è sapido e moderatamente alcolico, morbido, con lieve retrogusto di mandorla amara.

È un vino bianco da tutto pasto che si abbina bene con primi piatti e secondi di pesce, a piatti con sughi leggeri, a carni bianche o formaggi giovani.

Francavidda
FRANCAVIDDA

Viene coltivato principalmente nella zona di Francavilla Fontana, da cui probabilmente deriva anche il nome, e ad Ostuni, in provincia di Brindisi. Si conosce poco sulla sua origine tranne che la sua presenza nel territorio Brindisano viene registrata sin da epoche remote.

Il vitigno Francavidda è uno dei Vitigni autoctoni a Bacca bianca della regione Puglia, registrato ufficialmente dal 1970. Il Francavidda predilige terreni argillosi-calcarei con buona esposizione solare, ha buona vigoria e un abbondante e regolare produttività. E' un vitigno minore in termini di superficie coltivata a causa della sua sensibilità verso malattie ed altre avversità.

In genere il vitigno viene vinificato in uvaggio con altre varietà della zona di Ostuni.

Presenta una foglia grande, orbicolare, tribolata. Ha grappoli medi, compatti con al massimo due ali. Presenta acini di dimensione media con forma sferoidale, con buccia pruinosa, di medio spessore e colore verde-gialla.

Il vino che si ottiene dal vitigno Francavidda è di colore giallo paglierino con riflessi verdolini. Al naso presenta note floreali ed erbacee, è di media complessità e fine.

Al palato è sapido e moderatamente alcolico, morbido, con lieve retrogusto di mandorla amara.

È un vino bianco da tutto pasto che si abbina bene con primi piatti e secondi di pesce, a piatti con sughi leggeri, a carni bianche o formaggi giovani.

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