• Il sangue di Montalcino

    Il sangue di Montalcino

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    È il libro che ha segnato l’esordio letterario di Giovanni Negri e ha consacrato il suo personaggio, Cosulich, a commissario simbolo del vino. Pubblicato nel 2010 da Einaudi, Il sangue di Montalcino ha l’impianto del classico giallo, anche se il colore che più gli si addice è il rosso. Quello del vino, ovviamente. Lo si capisce subito, non appena viene fuori il morto: non uno qualunque, ma un famoso enologo di fama internazionale, Roberto Candido, il cui corpo viene ritrovato nella bellissima Abbazia di Sant’Antimo, tra le vigne di Montalcino.

    Da qui è tutto un intrecciarsi di sacro e profano, interessi economici che vanno a scontrarsi con realtà sacrileghe. Tutto teso in avanti alla ricerca di una verità sepolta nel cuore della terra. “La terra conosce misteri che l’uomo non conosce.

  • Il vigneto Da Vinci

    Il vigneto Da Vinci

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    Un giallo contemporaneo, con una trama che interseca le vicende storiche del Leonardo milanese e il professor Attilio Scienza.

  • Maigret e il produttore di vino

    Maigret e il produttore di vino

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    Maigret e il produttore di vino è uno di quei gialli in cui si scopre chi è l’omicida abbastanza per tempo, eppure ha il pregio di mantenere un’apprezzabile tensione fino all’ultima pagina, e ciò nonostante si vada progressivamente instaurando una sorta di simpatia del commissario per il reo, tanto che ancora una volta rifulge la straordinaria umanità di Maigret, tanto propenso ad aiutare, ove possibile, gli umili e i diseredati quanto capace di mostrare il suo disprezzo per certi pesci cani capitalisti avvezzi a offendere l’altrui dignità.

    Un Simenon al meglio attrae il lettore con un investigatore, come al solito bravo, ma sempre capace di comprendere le ragioni degli altri, nei confronti dei quali dimostra il suo senso di pietà.

  • Prendete e bevetene tutti

    Prendete e bevetene tutti

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    Il secondo romanzo di Giovanni Negri per Einaudi Stile Libero risulta essere tanto avvincente e ricco di spunti di riflessione, quanto intricato come il labirinto di Cnosso del Minotauro. La prima caratteristica ad emergere fin dall’inizio è l’elevata velocità con cui cambiano gli ambienti del racconto, evidenziata dai capitoli molto brevi con cui non è sempre facile cimentarsi.

    Il punto di forza di questo romanzo è sicuramente la ricchezza di informazioni plausibili, ispirate a persone, fatti reali e previsioni future, con un ottimo sapore di “vero”. Nelle prime dieci pagine si ha la sensazione di poter svelare subito l’arcano; in seguito invece, con l’emergere di ulteriori dettagli, un senso di smarrimento invade il lettore, che rimarrà piacevolmente stupito da un finale dannunziano capace di lasciare a bocca aperta il più esperto dei sommelier.