Descrizione
TRAMA
Sono i profumi del vino e della terra, prima di tutto, a dirci che questa è una storia di Langa. Poi l’ombrosità di una donna fragile e fiera, le curve tortuose delle colline, un debito di gioco, un duello all’ultimo bicchiere… In questa storia delicata e struggente, fatta di solitudini che s’incontrano e di sapori che vengono da lontano, la penna lieve e felice di Nico Orengo riesce a raccontare le ferite che la vita incide negli animi e nei luoghi, l’eco del passato che rimbalza su un futuro sconosciuto, la difficile arte di non perdersi mai completamente.
CONTESTO STORICO-CULTURALE
E’ il personaggio Luciano a ben descrivere il quadro storico culturale in cui si svolge il libro. Il taxista, un bel tipo che, scarrozzando tra curve e pendii, denuncia il prezzo esorbitante dei terreni, i facili arricchimenti che hanno cancellato la memoria di quando, sulle Langhe, imperversava la «malora» e scorreva il sangue della guerra partigiana.
La vita è cambiata, e non sempre in meglio. Anche il paesaggio non è più lo stesso, come appare dall’invadenza dei capannoni industriali, dalla cancellazione degli alberi da frutta che ingentilivano le colline, sacrificati dalle vigne ben più redditizie che invadono perfino, fraudolentemente, i terreni senza vocazione. «Di tutta questa retorica del vino – sbotta Luciano – non ne posso più. Abbiamo ormai solo quello e ci costruiamo castelli di balle».
Il suo è un controcanto sommesso alla festosa e spesso arzigogolata celebrazione del vino, è l’espressione di una coscienza offesa e giudicante.
E le osservazioni di Maria Suzuky, figlia di un cantiniere d’albergo giapponese, fanno eco (dopo un po’ di pagine) “una campagna che non respirava più tra un capannone e l’altro, con architetture e colori dei più diversi, stretti gli uni agli altri”.
La perdita di un paesaggio che si accompagna, insomma, alla ricerca di un’identità
RIMANDI AL VINO
Sotto gli occhi dei lettori scorrono nomi importanti, dalle grappe Nonino ai tanti Barolo, Barbaresco e Roero: Angelo Gaja, Beppe Rinaldi, Bruno Giacosa, Matteo Correggia “uno dei più grandi vignaioli del Novecento” afferma il sommelier.
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